La corsa dei muli a Baranello

Il seguente articolo è tratto dalla rivista The Journal of The Loyal Edmonton Regiment (n. 102 Dicembre 1999) – tradotto da E.C.

Oscuri traffici e strani sviluppi – Scritto da Art Edge, del Mortar Platoon

Durante gli ultimi mesi del 1943, il Loyal Edmonton Regiment si spostò nella zona di Campobasso per qualche giorno di riposo. L’Unità di Supporto del Reggimento era di stanza presso la Fornace di Baranello1 e per alleviare la noia del poker, delle discussioni, ecc., il nostro padre, il Reverendo Edgar Bailey, ebbe l’idea di impiegare il tempo in qualche attività più divertente. Fu suggerito di svolgere un Derby Day proprio alla Fornace di Baranello.

Nel Plotone Mortai c’era un giovane contadino dai capelli rossi di nome Red Davidson, che pesava all’incirca 90 libbre da bagnato. Red sembbrava disposto ad accettare il ruolo di fantino a patto che avessimo trovato un mulo adeguato. E fummo fortunati, in quanto nel raggio di tre miglia trovai un adorabile mulo nero, che aveva proprio l’aria di poter correre. Il proprietario del mulo si trovava in un campo per prigionieri ma sua moglie era lì e, dopo lunghe negoziazioni, si decise che avrei preso in consegna il mulo in cambio di una coperta militare – “senza strisce, per favore!” – oltre a un cartone di sigarette Sweet Cap.

La donna insisteva sul fatto che la coperta dovesse essere tutta grigia, dato che la striscia nera era segno che appartenesse all’esercito. Quindi, dopo le dovute modifiche, presi il mulo e lo portai alla Fornace. Quando lo consegnai a Red lui fu estremamente compiaciuto ed affermò che vedeva molto potenziale in quell’animale. Il mulo fu chiamato semplicemente “Jack”. Red ed io ci accordammo in questo modo: lui lo avrebbe cavalcato, mentre a me sarebbe toccato il lavoro “sporco”, e cioè dargli da mangiare, da bere, pulirlo, ecc. La seguente cosa importante di cui occuparsi fu l’alimentazione di Jack. Il cuoco del nostro plotone ci venne in aiuto fornendoci una buona quantità di fiocchi d’avena.

Durante uno dei miei giri di perlustrazione attorno alla zona scoprii un piccolo campo di fichi e, anche se ormai la loro stagione era quasi al termine, i frutti, molto maturi e succosi, erano ancora attaccati ai rami. Jack amava l’avena, specie se marinata con il succo dei fichi fermentati. Poco a poco il suo pelo divenne più lucido e nero fino a diventare un mulo davvero bello. In quel periodo ci fece visita una delegazione di signore e signorine provenienti dalla Fornace le quali si meravigliarono nel vedere Jack così trasformato. Il giorno seguente tornarono e portarono Red vestito da fantino, con dei pantaloni in twill, stivali neri da equitazione, una blusa color rosa fenicottero e un berretto abbinato dalla lunga visiera.

In cambio, Red e Jack fecero un giro del circuito, con grande compiacimento sia degli spettatori sia dello stesso mulo. Il giorno dopo fu il Derby Day. Era una tipica giornata italiana di fine autunno; il sole splendeva nel cielo azzurro. Dopo un paio di corse preliminari cominciò la gara. Gli otto partecipanti vennero messi in linea e partirono al colpo di una pistola automatica tedesca P-38. Due corridori balzarono subito in testa alla corsa, mentre Jack era a cinque lunghezze di distanza, restandovi fino alla fine del primo rettilineo; a mezzo miglio, però, Jack cominciò a mostrare il suo vero valore. Quando i fantini di testa raggiunsero l’ultimo quarto di miglio, il pubblico femminile cominciò ad incitare Jack, gridando “Forza, Jack, bambino mio, fagli vedere chi sei!”.

Jack superò la testa e sembrò a un passo dalla vittoria. All’improvviso accadde il peggio e mi vennero in mente le parole del grande poeta scozzese, Robbie Bums, che nel suo poema To a Mouse scrisse “I migliori piani di topi e uomini / vanno spesso storti”. In poche parole, qualcuno lanciò una chiave inglese tra le zampe di Jack. Il vialetto per la sua stalla era a circa venti iarde prima della linea d’arrivo. D’improvviso sembrò che a Jack venne di nuovo voglia di quell’inebriante miscuglio di avena e succo di fichi. Lasciò quindi la pista, si diresse alla stalla e venne squalificato. Il vincitore risultò essere un grasso mulo chiamato Beetlebomb, pagato 200 a 1! Red, intanto, era stato bruscamente scaricato a terra e tutto ciò che riuscì a borbottare fu “Beetlebomb”.

Ero così furioso per la performance di Jack che lo riportai dal suo proprietario, il quale mi disse che il prezzo per riprenderlo con sé consisteva in sei pacchetti di Sweet Caps. Che triste giornata! Suppongo che vorrete sapere quali conseguenze ebbe questo sfortunato episodio sul nostro plotone. Ebbene, anzitutto la coperta militare (senza striscia), e poi diversi pacchetti di sigarette, ognuno dei quali avrebbe fruttato un bel gruzzoletto sul mercato nero. Ma ciò che è più importante, il nostro amico ne uscì con un trauma cranico. Insomma, una giornata nera. E così termina l’infelice cronaca del Derby di Baranello.

FONTE: 49thbnassociation – In fondo alla pagina l’articolo originale.


1Come si afferma nell’articolo, il tutto si svolse nei pressi della Fornace di Baranello che era chiamata comunemente Pincera e si trovava in Località Gaudo.

Abbiamo trovato maggiori informazioni e una foto d’epoca nell’articolo “LA PINCERA” UN PEZZO DI STORIA DIMENTICATA” di Giovanni Manocchio, che vi invitiamo a leggere – LINK.

Con Google Maps siamo andati nel luogo dove sorgeva la Pincera. La piccola casetta sulla sinistra dovrebbe essere il punto di riferimento, la Fornace oggi non esiste più ed al suo posto vi è un capannone.

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